BRASSAÏ

LA GIOVINEZZA E LA SCOPERTA DELLA FOTOGRAFIA

Gyula Halász nasce sotto il segno di Mercurio il 9 settembre 1899 a Brassó, in Transilvania, Ungheria, oggi Romania. Sua madre era di origine armena. Il padre, professore universitario di letteratura francese, aveva studiato alla Sorbona. A fine dicembre del 1920 si reca a Berlino, dove frequenta una cerchia di artisti, tra cui László Moholy-Nagy, Vassilij Kandinskij, Oskar Kokoschka e Edgar Varèse, oltre a seguire i corsi e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Berlino-Charlottenburg. Nel gennaio 1924 arriva a Parigi, realizzando finalmente il suo desiderio di vivere in Francia; non farà mai ritorno nel suo Paese natale.

Bilingue in ungherese e tedesco, la sua principale preoccupazione è quella di padroneggiare la lingua francese, tanto da studiare incessantemente opere linguistiche e libri di grammatica per il resto della sua vita; è l’anno in cui decide in maniera definitiva di vivere sulla rive gauche della Senna. Per guadagnare collabora a un giornale sportivo ungherese e a riviste tedesche, e va alla ricerca di vecchie fotografie e cartoline che in seguito appariranno nelle collezioni di Tériade, Georges Ribemont-Dessaignes, J. Levy, André Breton, Paul Éluard, Salvador Dalí, Georges Sirot e altri. Nel 1926 a Montparnasse incontra il fotografo André Kertész, che talvolta accompagna nei suoi reportage. Nello stesso anno, visita per la prima volta Nizza, dove scopre la luce abbagliante del Mediterraneo. Nel 1928 si trasferisce in un albergo frequentato da amici artisti come H. Reichel, Tihanyi e Korda, all’angolo tra rue de la Glacière e boulevard Auguste Blanqui. È da qui che, a partire dal 1930, fotograferà Un homme meurt dans la rue, La Vespasienne en hiver, Vue vers la place d’Italie, Vue sur le métro aérien. Nell’autunno del 1929 un amico gli presta una macchina fotografica amatoriale con la quale scatta le prime fotografie. È allora che decide di acquistare una macchina Voigtländer per cercare di catturare la sua visione delle cose e l’atmosfera ammaliante delle strade parigine e dei loro dedali.

DIVENTARE BRASSAÏ

Tra il 1930 e il 1931 Brassaï stringe amicizia con Alexander Calder e William Hayter. Soggiorna in Bretagna. I suoi genitori vengono a Parigi per qualche mese. Inizia a fotografare oggetti umili, di cui mostra la nobiltà in Objets à grandes échelles. Durante le sue passeggiate per Parigi realizza le prime vedute notturne della città deserta. Nel suo albergo allestisce una camera oscura per sviluppare le lastre di vetro e realizza da solo le stampe, attività che porterà avanti fino alla fine della sua vita. Si sente artigiano. In questa notte fuori dal tempo scatta fotografie, a volte accompagnato da altri nottambuli instancabili come Léon-Paul Fargue, il «pedone di Parigi», o Raymond Queneau, che vive nello stesso hotel, ma il più delle volte è solo. Henri Miller arriva a Parigi e lo va a trovare spesso all’hotel. Nel 1932 Gyula Halász adotta lo pseudonimo Brassaï (letteralmente «da Brassó», la sua città natale), mentre Miller scrive il suo primo testo su Brassaï, che verrà pubblicato solo nel 1938 col titolo «L’occhio di Parigi», in Max e i fagociti bianchi.

Brassaï fa scoprire a Miller, camminatore impenitente come lui, una Parigi eccentrica, lontana dai luoghi turistici, a tutte le ore del giorno e della notte. Da queste peregrinazioni notturne nascerà Paris de nuit, pubblicato il 2 dicembre 1933 dalla casa editrice Arts et Métiers graphiques di Charles Peignot, con una prefazione di Paul Morand. La sua passione per le arti marginali e l’art brut prende forma e inizia a rintracciare i graffiti sui muri di Parigi, di cui pubblica una raccolta nel 1960, riproponendoli spesso dieci anni dopo «per constatare il degrado del tempo». Georges Braque, Joan Miró, Fabio Picasso, Jean Dubuffet, Jacques Prévert, Michaux, R. Bertelé, Wols e Camille Bryen li apprezzano particolarmente e li collezionano. Contemporaneamente inizia una serie di studi su «la grande città e le stranezze degli uomini», pubblicati nel 1976 in Le Paris secret des années 30.

AMICIZIE ILLUSTRI

Attraverso Ribemont-Dessaignes conosce i fratelli Jacques e Pierre Prévert, oltre a Marcel Duhamel, Henri Langlois e Mary Meerson. Frequenta anche Maurice Raynal, critico d’arte del quotidiano L’intransigeant e amico dei cubisti, presso il quale incontra Léger, Le Corbusier e Max Jacob. Raynal gli presenta Tériade, che a sua volta lo presenta a Picasso. Picasso apprezza l’atmosfera delle sue fotografie notturne e gli chiede di fotografare le sue sculture, all’epoca sconosciute, nel suo castello di Boisgeloup, in Normandia, e nel suo studio di rue de La Boétie. Queste fotografie saranno pubblicate l’anno successivo nel primo numero di Minotaure. Nel 1933 tramite Minotaure e Albert Skira conosce gli scrittori e i poeti surrealisti con cui collabora: Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret, Man Ray…

Da Picasso conosce Salvador Dalí e Gala, nonché il poeta Pierre Reverdy, che ritrae nel 1933 e ancora vent’anni dopo, nel 1950, e che diventerà uno dei suoi amici più cari. Per Minotaure Brassaï contribuisce con le sue fotografie a un lungo articolo sul «Modern style» e all’articolo sulle «Sculture involontarie» che sono oggetti di uso quotidiano come il sapone, il biglietto dell’autobus, il cristallo e la patata». Mostra per la prima volta le sue fotografie di nudo in «Variétés du corps humain» e introduce i lettori agli «Ateliers d’artistes» di Picasso, Henri Laurens, Aristide Maillol, Jacques Lipchitz, Alberto Giacometti e Charles Despiau. Collabora a Dakar-Djibouti, un numero dedicato all’arte africana. Alcuni dei suoi volti femminili compaiono nel collage Le phénomène de l’extase di Dalí. Brassaï stringe amicizia con i due fratelli Giacometti, Diego e Alberto; di quest’ultimo scatterà diversi ritratti a distanza di anni, affascinato dall’invecchiamento dei volti come dai graffiti. Prima mostra personale a Londra presso la Batsford Gallery, dove si possono ammirare le sue fotografie di Paris de nuit. Nel 1948 sposa Gilberte-Mercédès Boyer.

L’ARTISTA AFFERMATO

Tra il 1949 e il 1960: viaggia per Harper’s Bazaar (Grecia, Irlanda, Italia, Spagna, Turchia, Brasile, Svezia, Marocco, Stati Uniti ecc.). Parte della documentazione fotografica viene pubblicata dalla rivista. Nel 1957 riceve la medaglia d’oro alla Biennale di fotografia di Venezia. Il suo primo viaggio negli Stati Uniti dura diversi mesi, con un lungo soggiorno in Louisiana. Brassaï utilizza una Leica per le fotografie a colori. Conosce Walker Evans e Robert Frank. Tra il 1964 e il 1965 Brassaï pubblica Conversazioni con Picasso, una delle sue opere principali. Il testo è illustrato con una cinquantina di sue fotografie. È stato tradotto in molte lingue e ripubblicato nel 1987. Nel 1967 inizia a lavorare ad arazzi sul tema dei graffiti. Nel 1968 tiene una mostra di sculture, disegni e incisioni presso la galleria Pont des Arts di Lucie Weill, in rue Bonaparte. Una retrospettiva delle sue fotografie è organizzata da John Szarkowski al Museum of Modern Art di New York.

Brassaï si dedica alla scultura, e per questo motivo si reca spesso in Italia. Lavora anche a un saggio su Henry Miller e alla sua corrispondenza con lo scrittore. Nel 1976 pubblica finalmente Le Paris secret des années 30, presso Gallimard: tempo ritrovato, una lunga opera sulla commedia umana, una sorta di affresco di una Francia popolare o marginale che sta scomparendo, per la quale prova una grande tenerezza. Il libro esce contemporaneamente negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania e in Giappone (sarà ripubblicato nel 1988). Nel 1978 Brassaï lavora ai testi e alle stampe fotografiche del suo ultimo libro, Gli artisti della mia vita, che sarà pubblicato nel 1982. Nel 1984 Brassaï ha appena terminato la redazione di un libro su Proust, al quale aveva dedicato diversi anni della sua vita, quando il 7 luglio muore a Beaulieu-sur-Mer, nella luce del Mediterraneo. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha tanto celebrato per mezzo secolo.